Calcolo vita residua

La progettazione degli apparecchi di sollevamento, attualmente, avviene tramite l’applicazione di norme tecniche (FEM, DIN, UNICNR, ecc.) che individuano, in relazione alla Classe di utilizzazione ed allo spettro di carico, la Classe dei meccanismi della carpenteria metallica, ciò affinchè l’apparecchio possa garantire un funzionamento in condizioni di affidabilità per un determinato numero di cicli di lavoro.

Le strutture metalliche vengono progettate “a fatica”. Al raggiungimento del numero di cicli previsti, la struttura non conserva più le caratteristiche di sicurezza in quanto può andare incontro a rottura per fatica, mentre i meccanismi di sollevamento, traslazione, ecc. sono progettati per poter funzionare un numero di ore proporzionato al ciclo di vita dell’apparecchio di sollevamento.

E’ vero che il numero limite di cicli previsto in sede di progetto può essere raggiunto prima o dopo il periodo di vita ipotizzato, in relazione al reale utilizzo.

E’ pertanto opportuno procedere, superati i 10 anni dalla messa in servizio (secondo quanto prescritto da alcune Norme Tecniche, quali la ISO 12482-1 e la FEM 9.755, o da procedure di controllo adottate in alcune Regioni) alla effettuazione di un accertamento del periodo residuo di esercizio dell’apparecchio (calcolo cicli di vita residua).

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